Il dolore cronico è senza dubbio il sintomo di maggior riscontro nella pratica clinica medica quotidiana.
Nel 2003 la società internazionale per lo studio del dolore (IASP) stimò che circa il 20% della popolazione mondiale era affetta da dolore cronico includendo il dolore oncologico, quello post-chirurgico o post-traumatico e quello muscolo-scheletrico. (1)
In quest’ultimo sottogruppo, la sindrome fibromialgica occupa sicuramente un posto di rilievo e molteplici sono gli studi che hanno cercato di stimarne prevalenza ed incidenza in diverse nazioni ed aree geografiche. (2)

Una recente revisione di tutta la letteratura fissa la prevalenza della sindrome fibromialgica al 2.7% della popolazione mondiale: il 4.2% delle donne ed il 1.3% degli uomini con un rapporto maschi-femmine di 1:3.

La media europea si attesta intorno al 2.5 %, quella americana al 3.1 e quella asiatica all’1.7%. (2) Sono due i lavori pubblicati relativi all’ Italia che stimano la prevalenza di tale sindrome tra il 2.2 ed il 3.7% della popolazione generale ed il 5,5% della componente femminile. (3-4)

Al momento sono solo due i lavori internazionali sviluppati per individuarne l’incidenza annua nella popolazione generale. Il primo, eseguito sulla popolazione norvegese, stimerebbe un’incidenza di 583 casi annui ogni 100000 abitanti, mentre il secondo, eseguito tra i cittadini americani iscritti ad un certo piano assicurativo, individua un’incidenza totale di 168 casi annui su 100000.
Il rapporto donne-uomo in entrambi gli studi si attesterebbe intorno a 2:1. Seppur con metodiche diverse, entrambi gli studi hanno condotto a risultati sovrapponibili.

Per quanto riguarda la popolazione italiana non vi sono studi specifici sull’incidenza della sindrome fibromialgica. Analizzando i dati a nostra disposizione ad oggi e valutando sia le stime di prevalenza che quelle di incidenza, si può affermare che la sindrome fibromialgica è una patologia diffusa (in Italia colpirebbe circa un milione emezzo di persone). Nella maggior parte dei casi essa si manifesta in forma lieve e sostanzialmente tendente alla remissione, ma nei soggetti in cui la sintomatologia è cosi severa da ridurre la qualità di vita e compromettere le attività sociali del singolo paziente e della sua comunità, si rende necessario l’intervento del Medico specialista. Sarebbe quindi auspicabile lo sviluppo di studi italiani specifici atti a valutare la reale incidenza nel nostro territorio di tale patologia nonché a determinarne l’impatto economico sia diretto che indiretto.

 

Bibliografia

  1. Harstall C, Ospina M. How prevalent is chronic pain? Pain Clinical Updates 2003, 11:1–4.
  2. Queiroz LP. “Worldwide Epidemiology of Fibromyalgia” Current Pain and Headache Reports 2013, 17:356.
  3. Branco J, Bannwarth B, Failde I, et al. Prevalence of fibromyalgia: a survey in five European countries. Semin Arthritis Rheum 2010;39:448–53
  4. Salaffi F, De Angelis R, Grassi W, et al. Prevalence of musculoskeletal conditions in an Italian population sample: results of a regional community-based study. I. The MAPPING study. Clin Exp Rheumatol 2005;23:819–28.