Grazie al finanziamento della Regione del Veneto con DGR 480/2023, con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, AISF realizza il progetto “Lo sguardo esplorATTIVO – reti di benessere nella vulnerabilità“. Vediamo di che si tratta.
CONTESTO
Nel contesto attuale ci sono forme di povertà invisibili, dovute ad aspetti di carattere economico, sociale e sanitario. Stante tale realtà, con questo progetto si intende porre attenzione alle fragilità di carattere sanitario aventi effetti su aspetti economico-sociali. Secondo il 6° report del Piano Nazionale della Cronicità per l’Equità le proiezioni della cronicità indicano che nel 2028 il numero di malati cronici salirà a 25 milioni, mentre i multi-cronici saranno 14 milioni. Le ricerche e i dati fino ad oggi disponibili mostrano chiaramente che le malattie croniche sono il primo problema che affligge la salute pubblica. In Europa secondo l’Oms, le malattie croniche comprendono il 77% del carico di malattia. L’Oms ha quindi messo a punto la “Gaining health”, strategia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie croniche. Le malattie croniche, tradizionalmente considerate come malattie “da ricchi”, diffuse soprattutto tra i benestanti e tra le persone anziane, sono in realtà oggi molto più comuni anche tra i poveri e i più giovani. Il rapporto della Oxford Health Alliance “Chronic disease: an economic perspective”, fornisce informazioni circa l’impatto economico delle malattie croniche, sia a livello familiare, sia a livello macroeconomico. Aspetti di carattere economico e di carattere sociale s’intrecciano tanto da diventare fattori determinanti per la qualità della vita dei “poveri invisibili”.
ANALISI DEI BISOGNI
Le malattie croniche si ripercuotono sul benessere dell’individuo, sull’economia familiare, ma anche sull’economia a più larga scala. La tipologia di riabilitazione ha un’importanza fondamentale per i pazienti e i caregiver. Per questo motivo è necessario che vengano promossi percorsi di educazione socio-affettiva, percorsi dedicati al movimento, anche aerobico a basso impatto, percorsi di consapevolezza mente-corpo e prevenzione attraverso l’educazione del paziente, del caregiver e del personale sanitario. Ma più importante ancora è individuare questi nuovi poveri nascosti dentro la loro fragilità, fare rete attorno a loro, aiutarli a sentirsi di nuovo parte di una comunità accogliente che stringa alleanze di benessere reciproco. I pazienti affetti da malattie croniche invalidanti oggi risultano emarginati rispetto alle opportunità di incontro sociale e di benessere sia fisico sia psicologico. La comunità ha l’obbligo sociale e morale di essere attenta alla tutela della salute di tutti in una logica di costruzione sociale. Il lavoro di rete seminato negli anni precedenti offre oggi l’opportunità di cogliere questo seme e procedere e far crescere questa comunità educante. Negli ultimi anni molte delle risorse destinate alla cronicità sono state impiegate per l’emergenza Covid, creando un ulteriore isolamento e difficoltà nella gestione della terapia per i pazienti affetti da patologie croniche ed in particolare per l’anziano, anche se nell’ultimo anno c’è stato un lieve miglioramento. L’unico dato positivo è che ci si è abituati a lavorare e gestire i pazienti in modalità virtuale, accelerando le modalità di telemedicina che consentono di seguire il paziente al proprio domicilio con notevole risparmio di risorse umane ed evitando i disagi di trasporto.
SCOPI E FINALITA’
Il progetto vuole informare ed educare il paziente e i caregiver alla conoscenza e gestione delle malattie croniche, abituare alla possibilità di un trattamento multidisciplinare (psicologico e fisico) di supporto per una migliore efficacia dei trattamenti sanitari già in atto. Le proposte relazionali, educazionali e riabilitative previste intendono sopperire a una carenza di risorse economiche e specialistiche della Regione e del SSN. Ridurre il divario tra NECESSITA’ e OFFERTA, aumentare la compliance del paziente cronico nella presa in carico del proprio benessere psico-fisico per contenere riacutizzazioni della malattia, situazioni di vulnerabilità e disagio, lunghe e problematiche convalescenze che aumentano isolamento e solitudine, generando un notevole peso sulle Ulss regionali e sul SSN.
Il progetto porterà dunque ad un miglioramento della qualità di vita del paziente e del caregiver con l’educazione alla malattia, il supporto psicologico e la terapia fisica. In particolare, intendiamo ridurre il livello di ansia, depressione e somatizzazione e aumentare la consapevolezza del rapporto tra funzionalità emotiva e sintomi fisici e l’individuazione di strategie di coping efficaci. L’apprendere queste buone abitudini, guidati dagli operatori dei corsi, sostenuti poi da incontri finali, produrrà nuove abitudini di benessere. Queste buone pratiche potranno essere riprodotte in altri comuni del territorio.
Questo progetto, nell’arco temporale di un anno, intende avviare il paziente ad una migliore gestione e personalizzazione dell’approccio terapeutico e non farmacologico, in modo che si crei l’abitudine alla pratica, e che molte di queste attività possano proseguire indipendentemente dal progetto. Partendo dal presupposto che i sintomi delle malattie croniche non scompaiono, ma fanno parte della vita del paziente, l’ottimale è offrire al paziente informazioni e strumenti per una condizione di autonomia gestionale (self management), per cui poi sa che cosa deve fare per prendersi in carico la propria malattia. Parallelamente le associazioni e istituzioni che nel territorio hanno collaborato per l’avvio del progetto, in un’azione sinergica in rete, possono proseguire e far perdurare le azioni del progetto nel tempo sensibilizzando, orientando e avviando alla consapevolezza, all’autonomia e al benessere, da vera comunità educante. E’ noto che vi è un effetto di potenziamento della partecipazione dei pazienti alle attività proposte dalle varie associazioni. I processi di potenziamento sono lo scambio di informazioni, gli incontri di supporto emotivo, la condivisione di esperienze, l’aiuto agli altri e ovviamente il divertimento. Questo dimostra che la partecipazione alle attività dedicate ai pazienti cronici può dare un prezioso contributo al proprio empowerment, attivando le proprie conoscenze e abilità acquisite per il proprio benessere, migliorando la qualità di vita.
Questo è un seme che noi gettiamo per fare in modo che poi resti un beneficio di utilità sociale per tutta la comunità del Veneto, il cui germoglio nel tempo potrebbe essere un ambulatorio multidisciplinare, dedicato a pazienti cronici anche se con patologie eterogenee tra loro, un ambulatorio che prende in mano il paziente per sostenerlo, riabilitarlo e avviarlo ad un’autonomia di vita e a un self management che gli possa ridare una qualità di vita migliore possibile, una condizione di benessere oltre la patologia.