Una delle grandi difficoltà che incontriamo nel definire la strategia terapeutica per il paziente fibromialgico è legata alla definizione di un programma che comprenda l’esercizio fisico tra i suoi comandamenti. In realtà occorre spiegare con attenzione a cosa serve l’esercizio fisico. L’ideale sarebbe ovviamente poter disporre di professionisti (fisiatri, fisioterapisti, ecc…) competenti ed esperti di fibromialgia, che siano in grado di proporre un percorso riabilitativo personalizzato per il paziente fibromialgico; questo obiettivo rientra tra quanto probabilmente potremo ottenere dal Servizio Sanitario Nazionale quando la fibromialgia sarà inserita nel LEA.
Quali sono le caratteristiche cliniche spesso osservate nel paziente fibromialgico per le quali si rende necessario praticare attività fisica?
- Paziente sovrappeso: un’attività fisica continuativa di grado moderato può aiutare, insieme alla dieta, al recupero della propria forma fisica;
- Paziente sedentario: a causa del dolore cronico il soggetto si muove sempre meno, perché il dolore sembra peggiorare con il movimento;
- Paziente decondizionato muscolarmente: significa che la massa grassa prevale sulla massa magra (ossia sul muscolo) per cui, indipendentemente dal peso, occorre attraverso l’esercizio fisico migliorare la massa muscolare, la quale stabilizza il tono posturale, rende maggiormente resistente agli sforzi fisici e alza la soglia del dolore;
- Paziente poco resistente a sforzi muscolari di modesta entità e che fatica a recuperare le energie: spesso si associa una condizione clinica di fatica cronica che gli impedisce un recupero energetico veloce e rende anche la normale attività quotidiana difficoltosa;
- Postura del paziente: dal punto di vista riabilitativo quando si raccoglie la storia clinica (anamnesi) e quando si visita il paziente occorre tenere in considerazione la sua postura, spesso alterata dai sintomi della malattia; ciò comporta un maggior affaticamento e una maggiore difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane.
Se a prima vista sembrerebbe perciò che “obbligare” il paziente a svolgere attività fisica quotidiana peggiori i sintomi, nella realtà è esattamente il contrario.
Infatti, l’attività fisica è il metodo più efficace di innalzamento della soglia del dolore e gli esercizi dovrebbero essere svolti quotidianamente. La sospensione dell’attività fisica determina un peggioramento dei sintomi in poche settimane. Questo è importante perché quando si pianifica un protocollo di trattamento bisogna capire quali sono le attività che il paziente preferisce ed evitare gli esercizi per lui non confortevoli. Una buona adesione al trattamento sembra facilitata dalla interazione fisioterapista-paziente.
Il trattamento va individualizzato in base alle condizioni iniziali, ai sintomi e alla tolleranza al dolore; deve essere incentrato sulla riduzione del dolore e dello stress.
L’esercizio deve cominciare sottosoglia rispetto alle capacità fisiche del paziente e aumentare gradualmente fino a raggiungere un livello di grado moderato; il paziente deve essere istruito del possibile incremento del dolore e della fatica a breve termine, ma essere rassicurato che questi torneranno ai valori basali o miglioreranno dopo alcune settimane. Inoltre, la capacità di svolgere l’esercizio dovrebbe aumentare durante il programma, cercando di mantenere gradualmente livelli più bassi di dolore; è necessario evitare la monotonia, variare con relativa frequenza gli esercizi, privilegiare nel periodo caldo gli esercizi all’aria aperta e nel periodo freddo in luogo chiuso. I metodi più semplici per il lavoro aerobico sono la camminata, gli esercizi in acqua, il nuoto e la bicicletta. La camminata è il meno impegnativo, ottimo per iniziare; gli esercizi in acqua riducono la sollecitazione alle articolazioni e alla schiena e si sono dimostrati essere molto rilassanti; il nuoto è un esercizio ad alto impatto; la bicicletta è un ottimo esercizio, ma richiede attenzione per quanto riguarda la postura.
Altre tecniche come il nordic-walking o il fit-walking possono essere molto utili nel paziente fibromialgico.
Lo stretching è una metodica che consiste nell’allungamento e nella mobilizzazione delle articolazioni attraverso l’esecuzione di esercizi di stiramento. Lo stretching apporta diversi benefici, soprattutto a livello del sistema muscolare e tendineo, sulle articolazioni, sul sistema cardiovascolare e respiratorio e sul sistema nervoso.
Negli ultimi anni sono state anche riscoperte le terapie mente-corpo, che uniscono il movimento al pensiero del movimento stesso e sono forme di esercizio alternativo o “movimento meditativo”. Fanno parte di due tradizioni differenti: il Tai Chi e il Qi Gong appartengono alla cultura cinese, mentre lo Yoga a quella indiana, anche se quest’ultimo è stato grandemente “filtrato” dalla nostra percezione occidentale e dunque si trova in molteplici forme.
Il metodo Pilates e il Feldenkrais sono di più recente introduzione. Lungi dall’essere pura ginnastica o esercizi di stretching, si basano sul movimento del corpo integrato con il rilassamento mentale e le tecniche di respirazione, così da riequilibrare le energie corporee, interiormente ed esteriormente.
Altre tipologie di esercizio che hanno visto risultati significativi negli ultimi studi sono l’idrochinesiterapia e la balneoterapia. L’idrochinesiterapia praticata in acqua termale attenua il dolore fibromialgico, rilassando la muscolatura contratta, e migliora l’equilibrio psico-fisico. La balneoterapia si è dimostrata maggiormente efficace su dolore, affaticabilità, rigidità, ansia e disturbi del sonno. La fangoterapia sembra migliorare ulteriormente tali risultati.
In conclusione, ricordiamoci che l’esercizio fisico è alla portata di tutti, non costa nulla se praticato in maniera continuativa nel proprio domicilio (dopo aver seguito un percorso riabilitativo con un professionista) ed è utile non solo per il dolore cronico, ma anche per migliorare la resistenza alla fatica e incrementare le condizioni cardio-respiratorie e metaboliche. Anche poco esercizio è meglio di una vita totalmente sedentaria, pertanto l’attività fisica nel paziente fibromialgico deve essere: 1) concordata e condivisa; 2) continuativa; 3) non eccessiva.
Piercarlo Sarzi Puttini
Presidente AISF ODV