La fibromialgia: perché la diagnosi può essere difficile?
di Manuela Di Franco (Roma)
Dipartimento Clinica e Terapia Medica
Cattedra di Reumatologia – Università la Sapienza, Roma
Fin dal XVIII secolo i medici cominciarono a distinguere il reumatismo articolare (deformante) dal reumatismo ugualmente doloroso, ma non deformante che chiamarono reumatismo muscolare.
Dal XIX secolo varie forme di reumatismo muscolare furono descritte con differenti nomenclature senza che fosse possibile distinguere le forme generalizzate da quelle localizzate.
La denominazione Sindrome Fibromialgica si deve a Hench nel 1976.
Nel 1990 L’American College of Rheumatology definì i criteri classificativi della sindrome.
Molteplici e diversi sintomi si possono associare al dolore e possono richiedere una diagnosi differenziale con altre malattie reumatiche (connettiviti, spondiloartriti ecc.) e non (ipotiroidismo, sindrome da fatica cronica, malattie virali ecc.) nelle quali possono essere presenti.
La diagnosi di fibromialgia si basa su elementi clinici poiché non esistono a oggi specifici esami di laboratorio o strumentali. I test di routine per la ricerca del fattore reumatoide e degli anticorpi antinucleo NON sono raccomandati mentre sono utili esami di base come emocromo, azotemia, creatininemia, enzimi epatici, calcio sierico VES, PCR e valutazione della funzione tiroidea.
Altre indagini ematochimiche o radiologiche per concomitanti condizioni sono indicate solo in base alla storia clinica o dall’esame obiettivo. A volte la diagnosi di sindrome fibromialgia può essere difficile per la scarsa conoscenza della malattia,per la presenza di sintomi comuni ad altre condizioni, per la mancanza di esami di laboratorio specifici,per la non accettazione della diagnosi da parte del paziente e/o dei suoi familiari.