Il progetto “La parola al corpo” consiste in sessioni di counseling individuali e di gruppo esperienziali, bioenergetica, meditazione e arteterapia; l’attività che ha avuto maggior impiego è stata la bioenergetica. Ho pensato di attingere alla mia personale esperienza di fibromialgica per cercare una formula che potesse portare sollievo a chi convive con il mio stesso problema, dunque un approccio multidisciplinare che permettesse di affrontare temi fondamentali per il benessere psicofisico.
La bioenergetica ha l’obiettivo di aiutare le persone ad entrare in contatto con il proprio corpo, sentire e modulare i propri processi energetici e la resistenza allo stress (respirazione, metabolismo e carica/scarica dell’energia), sciogliendo le tensioni muscolari. Alexander Lowen, psicoterapeuta e psichiatra statunitense creatore della bioenergetica, è stato allievo di Wilhelm Reich. Il suo più grande merito è l’ideazione degli esercizi delle classi di bioenergetica, grazie ai quali si lavora sulle tensioni muscolari croniche. Parole chiave della bioenergetica sono: respiro, carica-scarica-rilassamento, movimenti emozionali, gruppo come ambiente sicuro e strumento di regolazione interattiva.
L’utilizzo di tale pratica favorisce l’equilibrio psicofisico durante situazioni di stress in cui vi è un’alterazione e modificazione del sistema nervoso, del sistema endocrino e del sistema immunitario. Sviluppa, inoltre, in ogni partecipante una maggiore consapevolezza della propria unità mente-corpo, al fine di autoregolare l’attivazione fisica ed emotiva in alcuni momenti di difficoltà, come ad esempio quando uno stress dura a lungo (stress cronico). Le fondamenta degli esercizi di bioenergetica sono: il grounding, la respirazione profonda e la vibrazione.
Nella posizione del grounding, la persona viene invitata a chiudere gli occhi, prestando attenzione alle sensazioni del corpo: il battito cardiaco, il ritmo del respiro e i piedi appoggiati a terra, potenziando così la sensibilità propriocettiva (corteccia somatosensoriale). Viene stimolato un respiro profondo e calmo, in cui l’inspirazione procede dalla zona pelvica e si dirige verso l’alto fino alla bocca, e l’espirazione parte dalla bocca e scende verso il bacino.
Durante una classe di bioenergetica, porre attenzione alle proprie esperienze percettive e alla ripetizione di nuovi schemi senso-motorio-emozionali genera nuovi apprendimenti. In questo modo, l’individuo viene aiutato ad essere più consapevole e a modulare le proprie abituali forme di risposta agli stimoli interni ed esterni che influiscono sulle contrazioni muscolari.
Il counseling stimola una migliore conoscenza di sé stessi, attraverso l’accettazione incondizionata, l’empatia e l’ascolto attivo. È un’esplorazione delle proprie risorse interiori con l’obiettivo di scoprirsi capaci di affrontare i momenti critici. L’approccio utilizzato è stato quello rogersiano, in un clima di congruenza, empatia e accettazione incondizionata. Carl Rogers fu lo psicologo fondatore della “terapia centrata sul cliente”, eminente esponente della psicologia umanistica e creatore dei gruppi di incontro.
Ogni incontro di gruppo esplora un argomento preciso: ascoltare il corpo, le emozioni e come si sentono nel corpo, le parole che ci diciamo e come queste si “incarnano” e influiscono sul corpo, parlare con il corpo, le differenti modalità di comunicazione, la differenza tra conflitto e confronto, accettazione di sé, relazione, autorealizzazione, disegno psicosomatico e immaginazione guidata con utilizzo degli “effetti fisiologici” dell’immagine.
Dopo ogni incontro, ho proposto un “esercizio ponte” per stimolare la riflessione sull’argomento dell’incontro successivo: spesso si è trattato di esercizi di arteterapia.
Quasi tutti i partecipanti a questo progetto hanno riconosciuto di avere acquisito maggiore fiducia nel proprio corpo, di avere riacquistato la voglia di muoversi (rimedio alla kinesiofobia di chi convive con il dolore cronico) e di non sentirsi solo malati, ma anche persone con risorse. Sono giunti a conoscere sé stessi più a fondo di quanto non si riesca a fare negli usuali rapporti sociali o di lavoro. In questa “società liquida” (Baumann, 2000) si vive con una costante fame di rapporti che siano intimi e autentici: ciò diventa particolarmente vero per le persone che soffrono di malattie non accettate e riconosciute. Uno degli aspetti più affascinanti di un’esperienza intensiva di gruppo è la capacità naturale e spontanea di trattare il dolore e le sofferenze altrui in forma benefica, agevolante e terapeutica: nella vita umana, la capacità curativa terapeutica è molto più comune di quanto non immaginiamo. Spesso, per manifestarsi, richiede soltanto che gliene sia accordato il permesso: qualche volta i membri di questa attività si sono dati reciproca assistenza anche fuori dalle sedute di gruppo, un fatto di estrema utilità. Si è sviluppato in loro un senso di appartenenza, che rappresenta un importante fattore terapeutico, poiché i membri si trovano inseriti in una sorta di microcosmo in cui smettono di essere esclusivamente dei portatori di qualche patologia o sofferenza e diventano membri di un “aggregato” di tipo quasi familiare.
Gli esercizi di bioenergetica che hanno avuto maggior successo nello sciogliere la tensione sono stati quelli che hanno portato ad una graduale scarica dal baricentro del corpo ai vari distretti dell’ileopsoas (muscolo flessore dell’anca) tramite la vibrazione e quelli di espansione verso l’ambiente che stimolano la nervatura parasimpatica.
Ho notato inoltre che i partecipanti hanno risposto in maniera particolarmente positiva (tono dell’umore e rilassamento generale) quando cercavo di stimolare la loro creatività anche attraverso il corpo, come è nei principi della connessione creativa di Natalie Rogers, invitandoli ad esprimere le loro emozioni oltre che a parole anche tramite movimenti spontanei e con brevi esercizi a corpo libero che aiutavano a cercare delle “piccole isole” di piacere nel panorama entero-proprio-nocicettivo.
In futuro, voglio continuare ad occuparmi di chi soffre di dolore cronico. Grazie all’osservazione dei risultati ottenuti con questo progetto, sto sviluppando un protocollo di bioenergetica specifico per la fibromialgia, nel quale integrerò tecniche per la riattivazione del nervo vago e della riabilitazione del dolore neuropatico, puntando a migliorare la comunicazione tra Sistema Nervoso Centrale e Sistema Nervoso Periferico che, come individuato in anni recenti dal medico reumatologo Ronald Staud, nei soggetti con dolore cronico sono perturbati da una sensibilizzazione centrale e da alterati meccanismi discendenti di modulazione del dolore.
Il progetto “La parola al corpo” è stata un’esperienza meravigliosa, grazie alla quale ho imparato tantissimo. Vorrei approfittare di queste pagine per ringraziare ancora una volta AISF e quanti hanno partecipato all’iniziativa.
Marzia Bortolotto
Counselor a mediazione corporea
Conduttrice di Classi di Bionergetica