“I figli sono la nostra vera forza per affrontare ogni tipo di sofferenza”
L’augurio per la Festa della Mamma: “Non rinunciate al desiderio di diventare madri”
Dosolina De Rose, 39 anni, vive a Grimaldi (in provincia di Cosenza) ed è la mamma di Giovanni Antonio, 14 anni; Teresa Maria, 12 anni e Leonardo, 4 anni. È la referente dei malati della Sezione AISF Onlus Calabria di Cosenza
Qual è la tua storia con la sindrome fibromialgica?
Mi è stata diagnosticata nel 2012 a Pisa dopo vari consulti avuti con alcuni specialisti sia in Calabria che fuori dalla Regione. Dopo la diagnosi, nonostante diversi piani terapeutici, non ho avuto nessun riscontro positivo ed è così che mi sono rivolta all’Ospedale Sacco di Milano. Qui i medici mi hanno trovato un’efficace cura farmacologica grazie alla quale sono riuscita a stare meglio, ristabilendo un equilibrio e ricominciando anche a lavorare.
Cosa hai provato il giorno nel quale hai scoperto di essere incinta del tuo terzo figlio?
Durante le mie prime due gravidanze non mi era ancora stata diagnosticata la malattia. La terza gravidanza è arrivata inaspettata e confesso di aver avuto tanta paura, visto che in quel periodo stavo usando parecchi farmaci per le mie cure.
Affrontare una gravidanza con la sindrome fibromialgica. Quali sono le principali difficoltà? Hai mai avuto paura di non riuscire a portarla a termine?
Per tutto il corso della gravidanza ho avuto paura che i farmaci assunti potessero creare qualche danno al feto. La mia terza gravidanza è trascorsa al meglio, avevo una grande energia e tutti i sintomi legati alla sindrome fibromialgica, in quel periodo, sembravano essere scomparsi. Il mio timore più grande però, come mi aveva spiegato qualche dottore, era quello che il trauma del parto potesse rischiare di peggiorare la sintomatologia della mia malattia.
Chi ti è stato più vicino durante la gravidanza? Hai sentito la cura e il sostegno dei medici oltre a quelli della tua famiglia?
Ho sentito soprattutto la vicinanza della mia famiglia, di mio marito in particolare.
A distanza di tempo, se pensi al giorno del tuo terzo parto, quali ricordi riaffiorano?
Il momento del mio terzo parto è stato il momento più bello che io possa ricordare. Nonostante il dolore e la sofferenza, guardare per la prima volta il mio bambino e avere la conferma che stesse bene senza alcun tipo di ripercussione sulla sua salute è stata la gioia più grande che io potessi avere.
Come riesci a conciliare l’esigenza di doverti sottoporre alle cure con il percorso di crescita e di educazione dei tuoi figli?
Le limitazioni della malattia sono tante e le principali ripercussioni ricadono naturalmente sull’ambiente familiare. Da ogni aspetto negativo si deve però trarre sempre quello positivo e in questo caso posso dire che i miei figli sono autonomi in tutte le faccende domestiche e hanno imparato a collaborare in casa, questo è davvero un grande aiuto. Loro mi danno la forza per andare avanti, cercando di affrontare con positività le varie difficoltà. La cosa più importante è stata quella di capire di aver bisogno di aiuto.
Il post gravidanza: quali sono gli ostacoli maggiori che hai incontrato?
La difficoltà più grande è stata quella di non reggere il ritmo dell’allattamento, infatti non sono riuscita a farlo. Avevo continue necessità di riposo, la stanchezza non mi consentiva di fare praticamente nulla e anche in questo caso è stato necessario chiedere aiuto.
Quali consigli ti senti di dare alle donne affette da sindrome fibromialgica che desiderano avere un figlio?
Di non avere mai paura, la gravidanza è un momento magico per la donna. Poi sicuramente è importante chiedere aiuto, affidandosi a un bravo medico.
Che messaggio vuoi lanciare in occasione della Festa della Mamma e della Giornata mondiale della fibromialgia?
Essere mamma è il dono più bello che una donna possa avere. Considerando la sofferenza che noi mamme affette da sindrome fibromialgica viviamo ogni giorno non dobbiamo privarci del desiderio di vivere questo dono, potendo godere di questa immensa gioia. Sicuramente abbiamo bisogno di aiuto soprattutto nei primi periodi post-parto, non perché non siamo capaci di affrontarli ma perché la malattia ci toglie molte forze e impieghiamo più tempo rispetto alle altre persone per recuperarle. Ma i figli sono quella forza in più che ci aiuta ad affrontare ogni tipo di sofferenza.
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