Nella pratica quotidiana non è un raro riscontro l’insorgenza, a seguito di un’infezione, di dolore cronico diffuso. Tale circostanza non è stata ancora completamente definita dalla letteratura internazionale. I contributi scientifici in questo senso si riferiscono per lo più alla sindrome fibromialgica, considerata un disturbo del sistema di “trasmissione” del dolore di origine multifattoriale, che può avere varie cause. Fattori ambientali e genetici giocano un ruolo importante nella sua patogenesi e varie situazioni scatenanti possono indurre o modularne lo sviluppo. Alcune infezioni nel tempo sono state associate all’insorgenza di questa sindrome ed è presente qualche evidenza su un possibile ruolo scatenante delle vaccinazioni.
Sono state più comunemente prese in considerazione malattia di Lyme (il cui germe scatenante è la Borrelia Burgdorferi), infezioni da Mycoplasma (l’agente della Tubercolosi), Parvovirus B 19 e Coxsakie virus, virus dell’AIDS, dell’epatite B e C, il virus HTLV-I ed il virus di Epstain-Barr (mononucleosi). La probabilità di contrarre una malattia di Lyme aumenta in alcune aree infestate da zecche infette da Borrelia, note e definite anche in Italia, e i soggetti più esposti a tale rischio sono i lavoratori impegnati in attività esterne; i sintomi che seguono all’infezione acuta comprendono dolore cronico e stanchezza non responsivi a terapia antibiotica, non sempre differenziabili da una fibromialgia. Un autore ha recentemente parlato di una possibile sindrome che segue la malattia di Lyme, differente dalla fibromialgia. Alta prevalenza di fibromialgia e dolore muscolo-scheletrico diffuso è stata reperita in pazienti affetti da infezione da Mycoplasma. L’infezione da Parvovirus B 19 può avvenire in adulti, se esposti a bambini infetti, anche senza la manifestazione della tipica reazione cutanea. L’alta prevalenza di virus dell’epatite C deve essere tenuta in considerazione e, ove presente il fattore di rischio, è necessaria la valutazione bioumorale; in pazienti individuati a rischio per esposizione a virus dell’epatite B e HIV (AIDS) va posta particolare attenzione. Il virus di Epstain-Barr e in misura minore altri virus con predilezione per il tessuto muscolare possono indurre una sintomatologia cronica dolorosa e astenica, difficilmente differenziabile da una sindrome fibromialgica. E’ stata segnalata infine la presenza di anticorpi anti-Chlamydia (un batterio) in pazienti affetti da mialgia di natura non differenziata.
Un’alta prevalenza di fibromialgia e dolore cronico diffuso è stata quindi trovata e confermata nel tempo in corso di infezione da virus HCV (epatite C) e HIV (AIDS). Altrettanto si può dire, anche se con dati non sempre confermati, per pazienti con riscontro di infezione da Micoplasma, Parvovirus B19, HBV (epatite B), HTLV-I (virus possibile causa di leucemia). I dati relativi a infezioni dovute a Brucella, Chlamydia, Bordetella, virus di Epstein-Barr e Coxsakie sono scarsi e insufficienti per dimostrare una relazione. Eventi infettivi non vanno considerati comunque solo come causa di scatenamento di una fibromialgia o di sindrome da dolore cronico diffuso, ma anche situazioni di possibile peggioramento di una situazione già esistente, per cui è raccomandato il trattamento specifico. Suggestivo infine ma non ben chiarito il ruolo scatenante delle vaccinazioni, per le quali vi è qualche segnalazione di correlazione all’insorgenza di sindromi dolorose e di astenia, dopo l’esecuzione di un vaccino; questo è stato notato non tanto per vaccini specifici (tra cui quelli per virus della Rosolia e per la malattia di Lyme), quanto per vaccini poli-valenti (cioè per più agenti infettivi contemporaneamente), capaci di dare una stimolazione particolarmente intensa al sistema immunitario. Il possibile ruolo delle infezioni nel determinare e/o mantenere una sindrome dolorosa cronica è stato suggerito da similitudini cliniche con condizioni quali la sindrome da stanchezza cronica per cui un nesso patogenetico infettivo è stato maggiormente sostenuto. Il ruolo dell’agente infettivo nello scatenare una sindrome dolorosa non è ancora noto, ma non è escludibile che un’azione scorretta ed imprevedibile sul sistema immunitario e l’azione indiretta di alterazione del sistema neuro-endocrino (sistema ormonale correlato al sistema nervoso centrale) siano fattori importanti.
Conclusioni
La genesi del dolore cronico diffuso (in particolare per la fibromialgia) è multifattoriale e le influenze genetiche e ambientali sono importanti. Non esiste in letteratura evidenza che dolore cronico diffuso e fibromialgia siano causate da infezione. Probabilmente la fibromialgia è descrivibile come successione di evento infettivo o di vaccinazione, dove l’agente funziona da “grilletto” in un processo che poi si auto-mantiene; il trattamento antibiotico o anti-virale non porta vantaggi.
È necessario definire subito la presenza di una sindrome dolorosa cronica post-infettiva per evitare:
- Test diagnostici ripetuti, impropri o “esagerati”
- Trattamenti inadatti con antibiotici o antivirali
- Eccessivo riposo e disabilità conseguente
È necessario agire subito per prevenire la cronicità:
- Rassicurando sulla benignità del dolore
- Iniziando terapia adeguata ai sintomi sindromici
- Educando e riabilitando
Nel quadro variegato delle sindromi dolorose croniche, ed in particolare della sindrome fibromialgica, va quindi attentamente considerato nella storia del paziente e negli esami del sangue un approfondimento che permetta di escludere o meglio definire possibili cause infettive, associazioni o co-morbidità (esistenza contemporanea di più malattie) che potrebbero permettere di indirizzare in modo migliore il comportamento terapeutico e la prognosi.
Gianniantonio Cassisi