La sindrome fibromialgica è stata definita e inquadrata per anni dai criteri diagnostici del 1990 dell’American College of Rheumatology, partendo dalla presenza di dolore muscoloscheletrico diffuso e obiettivamente dalla possibilità di evocare alla digitopressione i “cosiddetti” tender points. A distanza di 20 anni i criteri diagnostici si sono modificati nel senso che al dolore segnalato dai pazienti in molteplici aree corporee si sono aggiunti i tre sintomi che caratterizzano ulteriormente la sindrome fibromialgica: la stanchezza cronica durante il giorno, l’alterazione del sonno (sonno poco ristoratore e a volte disturbato) e i disturbi neurocognitivi (alterazione della memoria a breve termine, alterazione della fluenza del linguaggio, ecc.).

Nella pratica clinica, il paziente fibromialgico può in effetti descrivere una varietà pressochè infinita di sintomi clinici e il medico esperto deve riuscire a spiegare al paziente il perché di questa costellazione di sintomi senza inondare il paziente di richieste di esami laboratorisitici e radiografici inutili e soprattutto senza definire come immaginari tali sintomi vista l’entità degli stessi in assenza di chiari segni organici.

La vita quotidiana del paziente fibromialgico in effetti non è solo rappresentata dal dolore cronico diffuso che spesso è costantemente presente, ma altri sintomi di frequente pervadono la sua esistenza rendendo difficile il normale percorso vitale quotidiano.

La stanchezza cronica spesso si affaccia nella vita del paziente in contemporanea al dolore cronico diffuso; molti dei nostri pazienti soddisfano sia i criteri di fibromialgia sia i criteri di sindrome da stanchezza cronica e trovano nella stanchezza che li pervade l’ostacolo maggiore a condurre una vita normale e attiva. Non esistono al momento trattamenti farmacologici specifici per la stanchezza ma spesso il miglioramento del dolore e del sonno rendono la fatica meno pesante da sopportare.

Il disturbo del sonno è un altro sintomo fondamentale; il paziente nella maggior parte dei casi riferisce di essere poco energetico al risveglio, anche me magari ha dormito un numero relativamente esaustivo di ore; a volte ha difficoltà ad addormentarsi, oppure si sveglia in continuazione o soffre di parasonnie quali il bruxismo o la sindrome delle gambe senza riposo.

Infine i disturbi neurocognitivi sono molto comuni; il paziente riferisce di avere la sensazione di perdere la memoria a breve termine, di non ricordarsi ad esempio il nome di una persona o di dove ha messo le chiavi della propria autovettura o di dimenticarsi di un appuntamento importante. I pazienti spesso ci chiedono se questo è un segnale legato a patologie come la demenza vascolare che alterano il letto vascolare del sistema nervoso centrale.

Non ultimo i disturbi della sfera affettiva, ansia e depressione, molto comuni nella sindrome fibromialgica e a volte ritenuti in maniera superficiale la vera causa del disturbo fibromialgico.

Questo è il motivo per cui nel prossimo congresso annuale affronteremo il tema dei sintomi associati alla fibromialgia; “Fibromialgia… non solo dolore” è il titolo del convegno che ci aiuterà a comprendere insieme il difficile percorso del paziente fibromialgico assediato e mortificato da tanti sintomi e dalla difficoltà di condividerli con chi gli sta vicino.

Piercarlo Sarzi-Puttini M.D.
Presidente AISF