La sindrome fibromialgica, oltre ai classici sintomi che ne definiscono la diagnosi (dolore muscoloscheletrico diffuso, stanchezza, alterazioni del sonno e disturbi neurocognitivi), può presentare particolari sindromi dolorose localizzate che rendono plausibile una diagnosi di comorbidità. Tra queste un posto rilevante spetta alla disfunzione temporomandibolare (DTM). Con questo termine  ci si riferisce a tutte le sindromi dolorose che colpiscono muscoli masticatori e l’articolazione temporo-mandibolare.

Sindrome da disfunzione temporomandibolare: quali sono le cause?

L’articolazione temporomandibolare (ATM) è una delle più complesse articolazioni del corpo: si apre e si chiude come una cerniera e scivola in avanti, verso il basso, indietro e lateralmente. Durante la masticazione è in grado di sopportare un’enorme pressione, a seconda della posizione e dello stato di salute dei denti inferiori e superiori, che agiscono come “un fermaporta” per l’articolazione quando si chiude. L’ATM contiene un pezzo di tessuto fibroso denso chiamato disco articolare che funge da cuscinetto tra cranio e mascella inferiore, impedendo loro di sfregare l’uno contro l’altra. Le cause della sindrome da disfunzione temporomandibolare sono differenti: prima tra tutti la malocclusione dentale, ossia in un allineamento anomalo dei denti dell’arcata superiore con quelli dell’arcata inferiore; in genere, comunque, la causa di un disturbo temporomandibolare è una combinazione di tensione muscolare e problemi anatomici delle articolazioni. A volte sono presenti una componente psicologica e altri fattori. Serrare e digrignare i denti (bruxismo), disturbi sistemici (quali osteopenia, malattie autoimmuni, malattie del tessuto connettivo o disturbi ossei genetici), infezioni, traumi, sindrome fibromialgica, possono favorire una sintomatologia dolorosa in tale sede.

Sintomi

  • Il sintomo principale della disfunzione dell’ATM è rappresentato dal dolore temporo-mandibolare durante la masticazione e la conversazione. Purtroppo non è l’unico, anzi, la sindrome dell’ATM presenta una sintomatologia variegata e spesso non localizzata sull’articolazione e quindi difficilmente correlabile. Il dolore si presenta maggiormente dopo la pubertà e nell’80% dei casi negli individui di sesso femminile.
  • Oltre al dolore temporo-mandibolare, il sintomo più comune è rappresentato da dolori muscolari diffusi, in particolare in sede cervicobrachiale. Inoltre, molto comune è la presenza di cefalea muscolotensiva nei pazienti affetti dal disordine dell’ATM. Nei bambini affetti da disordine temporo-mandibolare, invece, è stata riscontrata la presenza del torcicollo e globus symptom (senso di strozzamento, presenza di “un nodo in gola”).
  • Acufeni (l’acufene è un disturbo a carico dell’orecchio che si manifesta con una percezione sonora per lo più a tonalità acuta, simile a un fischio, a un ronzio o a uno scampanellio, seppur in assenza di rumori esterni): la vicinanza anatomica dell’articolazione temporo-mandibolare con l’orecchio potrebbe portare al verificarsi di tale sintomatologia. In questo caso, il lavoro interdisciplinare è obbligato, il problema deve essere indagato insieme all’otorinolaringoiatra per escludere possibili implicazioni dell’orecchio.
  • Vertigini: la vicinanza dell’articolazione all’orecchio potrebbe altresì provocare delle sindromi vertiginose, per tale motivo è importantissimo inquadrare la patologia ed escluderne eventuali altre tramite l’aiuto dell’otorinolaringoiatra.
  • Bruxismo: il bruxismo consiste nell’atto involontario di digrignare o sfregare i denti in maniera abitudinaria e ripetuta, in special modo mentre si dorme. Questa caratteristica fa sì che la patologia sia stata inserita tra i disturbi del sonno. Esiste però anche una forma di bruxismo che si manifesta da svegli, fenomeno conosciuto come bruxismo diurnoe molto più frequente.  Il bruxismo nel sonno è molto comune in giovane età.  Una persona che dorme non si rende conto di digrignare i denti e rischia di provocare danni irreversibili alla dentatura e alla mandibola. Spesso sono le persone che dormono accanto a loro a notare il problema, ma solo nei casi in cui il digrignamento sia rumoroso e fastidioso. In alcuni casi ci si rende conto del disturbo solo durante una visita odontoiatrica, poiché il dentista riesce a individuare l’abrasione dei denti causata dal bruxismo. Di solito, il primo intervento che viene fatto serve soprattutto a salvaguardare la salute dei denti e dell’apparato masticatorio. Per farlo, viene fatto indossare un bite (apposito paradenti in resina trasparente realizzato su misura) che, indossato durante il sonno, impedisce il contatto tra le due arcate dentarie nel momento in cui si digrignano i denti. È fondamentale che il bite abbia uno spessore adeguato, per evitare di causare danni alla mandibola e alla postura.  Se invece il bruxismo è causato da una malocclusione o da una malformazione, di solito è necessario l’intervento dell’odontoiatra. Essendo il bruxismo strettamente correlato anche a situazioni di ansia e stress, per provare a risolvere il problema può essere utile ricorrere a pratiche come meditazione, yoga, massaggi o esercizi di respirazione. Nei casi in cui sia coinvolta anche la sfera emotiva del paziente, allora diventa necessario rivolgersi a uno specialista come uno psicologo o uno psicoterapeuta.

Disturbi cronici multi-sintomatici come la sindrome da disfunzione temporomandibolare (DTM) e la fibromialgia (FM) spesso coesistono e condividono una serie di caratteristiche cliniche. Non esiste una causa universalmente riconosciuta per nessuna delle due malattie, nonostante si osservino più fattori di rischio sovrapposti. Problemi psicosociali come preoccupazione, stress e depressione si pensa che contribuiscano all’insorgere sia della DTM che della FM.

DTM e fibromialgia coesistono frequentemente in contesti clinici e, come altri tipi di dolore cronico, sono più diffusi nel sesso femminile. Entrambi i disturbi sono frequentemente associati ad alti tassi di comorbidità, inclusi insonnia, sindrome dell’intestino irritabile, sintomi somatici, ed elevato disagio psicologico (ad es. ansia, depressione, catastrofismo). Mentre la fibromialgia non è una causa di DTM intra-articolare a genesi infiammatoria, sono tipicamente presenti pazienti con FM che presentano segni e sintomi simili a malattie articolari infiammatorie, incluso dolore alla articolazione temporomandibolare, fastidio preauricolare, apertura della bocca limitata e cambiamenti diurni nei sintomi. In precedenza, DTM e fibromialgia erano considerate entità indipendenti, ma recenti indagini hanno dimostrato la presenza di sintomi orofacciali in individui con FM, indicando una possibile associazione tra questi due disturbi. L’alta prevalenza di sintomi localizzati all’articolazione temporomandibolare in corso di FM, la presenza di dolorabilità muscolare e altri sintomi in DTM suggeriscono che occorra studiare meglio la possibile associazione tra le due malattie.

Oltre alla sindrome fibromialgica può essere presente una DTM di origine miofasciale. In questi casi, il dolore sembra essere di origine muscolare e può diffondersi oltre il confine dei muscoli masticatori.  Il trigger point miofasciale è un focolaio di iperirritabilità miofasciale che nasce dai muscoli e dal loro tessuto connettivo. Questi fasci muscolari sono dolorosi quando sono sotto pressione, allungati, sovraccaricati o contratti e di solito presentano un chiaro schema di dolore riferito. Clinicamente, esistono trigger point attivi e latenti.

La DTM è una patologia che colpisce un quarto della popolazione mondiale almeno una volta nella vita e richiede necessariamente delle cure. Inoltre, la presenza di segni e sintomi in altri distretti anatomici, indica che l’approccio deve essere interdisciplinare e non esclusivamente odontoiatrico.

Piercarlo Sarzi Puttini

Presidente AISF ODV