Per la rubrica Fibrini si raccontano, vi presentiamo il racconto di Maria Danzuso


Mi chiamo Maria, ho 44 anni e soffro di fibromialgia.

Sembra strana come presentazione ma per me è un traguardo che ho raggiunto dare un nome al mio star male.

Fin da adolescente ho sempre avuto a che fare con il dolore e con le visite mediche che non portavano mai a una vera diagnosi. Non ho continuato gli studi perché soffrivo di forti cefalee e il medico mi liquidò dicendo che ero troppo sensibile e che non riuscivo a sostenere la pressione dello studio.

Ero quella che crescendo si slogava la caviglia e doveva stare a letto per almeno un mese.

Io che ho sempre odiato chiedere aiuto, negli anni ho visto diminuire la mia resistenza nel fare le cose a causa dei dolori che andavano e venivano a loro piacimento.

Non accettando questo cambiamento fisico mi sono rivolta a tanti medici e ho fatto tanti controlli che non portavano a nessun risultato.

La frase più comune era “lei è stressata” oppure “è tutto nella sua testa”. Stavo per arrendermi al fatto che forse avessero ragione i medici, quando una cara amica mi parlò della figura del reumatologo e nonostante il mio medico di famiglia fosse contrario feci una visita da uno specialista.

Quando mi visitò  mi disse: “Signora, io credo al fatto che lei stia male. Lei soffre di Fibromialgia”. E nonostante mi disse che era una malattia che non aveva una cura, ero felice perché sapevo  che tutti quei sintomi che avevo, non erano frutto della mia mente ma il risultato di questa patologia. Inizialmente mi fidai ciecamente di questo reumatologo che mi aveva creduto, ma il seguito del trattamento fu un fallimento. Grazie alla mia amica mi avvicinai all’Associazione Aisf odv e incominciai a leggere libri e a studiare questa malattia fino ad allora sconosciuta per me, ma che mi avrebbe fatto compagnia per il resto della vita.

Ho sentito il parere di molti medici ma ho anche cercato di scoprire il più possibile su questa sindrome e su come affrontarla. Credo che ci si possa convivere ma i segnali che ci manda attraverso il nostro corpo non possono essere ignorati.

Dobbiamo capire quali sono i nostri limiti sia fisici che emotivi, cercare di  accettarli e rispettarli per poter raggiungere una discreta qualità di vita che ci permetta di godere delle gioie di cui tutti abbiamo diritto.