LA LETTERA

Buongiorno,

mi chiamo Anna Maria e ho 44 anni.

Scrivo perché anch’io sono ammalata di fibromialgia e sono in cura dal reumatologo.

Ho assunto i soliti farmaci usati al momento per questo tipo di malattia, ma ho dovuto interrompere più volte, non finendo il ciclo di cura (solo il primo l’ho portato a termine in quanto non ho avuto troppi fastidi) perché non urinavo più e si erano bloccate tutte le funzioni intestinali.

Continuo a stare male e per il momento non ricontatto il reumatologo che mi dovrà controllare: il medico più volte mi ha dosato la cura, ma ho beccato tutti gli effetti collaterali delle medicine.

Per il momento continuo a soffrire, aiutandomi con la ginnastica dolce e qualche prodotto naturale, ma non mi sento mai a posto o meglio “PERSONA NORMALE”: prevalentemente i miei disturbi consistono in dolori muscolari, colon irritabile, mal di testa, insonnia, non sopporto il freddo e il caldo, sono sempre stanca e pur di andare avanti nella vita lotto contro il mio corpo, sfidandolo. Per quanto riguarda l’ansia e la depressione, queste pure si manifestano: la depressione si accentua di più perché avrei tanto desiderio di condurre una vita relazionale normale che la stanchezza non mi consente di fare.

Comunque ho deciso di iscrivermi anch’io all’Associazione (lo farò non appena possibile) per contribuire a dare voce a questa malattia che secondo me è una MALATTIA SORDA perché le persone che ti circondano non riescono a capirti e ti emarginano definendoti semmai un ASOCIALE, ma non è così!

Una cosa buona è che posseggo la POSITIVITA’ e ciò mi aiuta.

Secondo il mio vissuto questa è una malattia fisica che ti porta a star male anche psicologicamente. Infatti, io dico ai miei familiari: … se non avessi la stanchezza butterei giù il mondo intero!
Le poche volte che sto meglio riesco a fare cose che da una vita desideravo fare, ma subito arriva la fase ciclica della malattia!

Ecco la mia esperienza!

Auguri a tutti e … “Io speriamo che me la cavo!!!”

Anna Maria Mennito

 

LA RISPOSTA

Gentile Sig.ra

I farmaci approvati per il trattamento della fibromialgia possono essere utili ma, purtroppo, sono spesso poco tollerati. Nella mia esperienza alcuni pazienti fibromialgici sono particolarmente sensibili, oltre che agli stimoli esterni, anche alle sostanze chimiche e, quindi ai farmaci. In questi casi si può tentare con dosaggi molto bassi, almeno all’inizio del trattamento, incrementando molto gradualmente la posologia.

In ogni caso i farmaci, da soli, non permettono quasi mai di controllare tutti i sintomi della malattia; i medici considerano buona la risposta terapeutica ai farmaci quando ottengono un miglioramento del 40, 50, massimo 60% dell’intensità di quel determinato sintomo su cui, in particolare, vogliono agire. Ricorrere alle terapie non farmacologiche e, in particolare, all’esercizio fisico, è sicuramente una delle strategie migliori; come per i farmaci, tuttavia, anche l’esercizio deve essere intrapreso con carichi di lavoro modesti e, soprattutto, non si deve determinare una riacutizzazione del dolore dopo l’esecuzione del programma proposto.

Il suo modo di porsi nei confronti della malattia è sicuramente positivo e, se riesce a trovare dentro di sè le motivazioni per proseguire sulla strada che ha intrapreso, penso possa ottenere buoni risultati, forse anche superiori a quelli che potrebbe raggiungere con la sola terapia farmacologica.

distinti saluti

Marco Cazzola