Sempre più spesso si sente parlare del ruolo del Microbioma in diverse patologie e, tra tutte, anche per la Fibromialgia i microrganismi che popolano il nostro corpo vengono annoverati come possibili attori del complesso processo patogenetico.
Ma per poter meglio comprendere il possibile ruolo di questi microrganismi nell’intricato susseguirsi di eventi che contribuiscono alla multifattorialità patogenetica della malattia dobbiamo definire cosa si intende per Microbioma. Esso non è altro che l’insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microrganismi (soprattutto batteri) di un ambiente definito, che nel nostro caso è rappresentato dal corpo umano. Miliardi di microrganismi che interagiscono costantemente con le cellule dei nostri organi ed influenzano la nostra salute, agendo da barriera contro i patogeni, regolando l’assorbimento dei nutrienti, la produzione di vitamine ed energia e le difese immunitarie. Di conseguenza una variazione della numerosità e diversità del Microbioma può essere responsabile di alterazioni delle normali funzioni del nostro organismo.
Diversi studi scientifici hanno già dimostrato uno stretto rapporto tra dolore viscerale e microbioma (ad esempio intestinale), molto più complesso appare invece trovare una correlazione e definizione tra dolore cronico diffuso (non viscerale), come quello della Fibromialgia, e microbioma. Si sta iniziando a parlare di un vero e proprio asse intestino-cervello che sembra regolare il benessere dell’intero organismo. L’intestino ed il cervello parlano la stessa lingua e proprio l’intestino, godendo di un sistema nervoso proprio, riesce a prendere decisioni autonomamente. La comunicazione fra i due organi avviene attraverso neurotrasmettitori comuni, come la serotonina: la serotonina svolge un ruolo fondamentale per la regolazione dell’umore e viene prodotta per il 95% dalle cellule distribuite lungo la mucosa intestinale. Se è vero che lo stato di salute dell’intestino si riflette sul cervello, è vero anche l’opposto: periodi particolarmente stressanti, la presenza di ansie, paure, difficoltà a prendere decisioni, possono incidere sul normale funzionamento dell’intestino con alterazioni della peristalsi (e conseguenti episodi ad esempio di stipsi o di colite, etc). Un recente studio condotto dal nostro gruppo di ricerca ha dimostrato che pazienti fibromialgici presentano alterati livelli di serotonina nel circolo ematico periferico confermando realmente un ruolo importante di questo mediatore nella malattia.
Un recentissimo studio canadese, pubblicato sulla rivista PAIN, ha dimostrato che i pazienti affetti da Fibromialgia mostrano un microbioma intestinale diverso rispetto a soggetti sani. Utilizzando un algoritmo di intelligenza artificiale gli autori sono stati in grado di distinguere con precisione i pazienti con Fibromialgia dai soggetti controllo nell’87% dei casi. Inoltre, l’abbondanza di alcune specie batteriche sembrava correlare con la gravità dei sintomi della Fibromialgia, suggerendo che le alterazioni del microbioma non solo possono avere un importante ruolo nella Fibromialgia, ma rappresentare un ulteriore elemento da considerare a fini diagnostici e terapeutici.
Infatti la relazione tra microbiota alterato e malattie intestinali ed extra intestinali è un argomento di interesse attuale. L’intestino, che è stato studiato per anni esclusivamente come organo periferico, è ora ridefinito come “secondo cervello”. Lo stretto legame tra intestino e sistema nervoso centrale, che consente a un organo di modificare l’altro, ha permesso di ampliare le conoscenze e migliorare la definizione di alcune malattie. L’alterazione dei batteri intestinali e la possibile iperpermeabilità intestinale potrebbero avere un ruolo primario nell’eziologia della Fibromialgia. Ma se è vero che è attivo un continuo dialogo intestino-cervello, è altrettanto vero che oggi quando si parla del complesso sistema patogenetico si tende ad annoverare l’asse neuro-endocrino-immunitario come focus centrale da cui dipartono tutti i diversi meccanismi coinvolti.
Proprio nell’ambito della sfera ormonale nel paziente con Fibromialgia è stata osservata un’alterata secrezione ormonale, che potrebbe avere una connessione con la condizione di disbiosi. L’alterazione del ciclo circadiano con conseguente disturbo del sonno, astenia, affaticamento muscolare o debolezza (principali sintomi della FM) rappresentano condizioni che vengono attivate dopo modifiche della concentrazione di alcuni ormoni. Diversi studi hanno dimostrato infatti che nel paziente con FM c’è una diminuzione della concentrazione di cortisolo, serotonina,vitamina D, ormoni tiroidei e melatonina. Tali alterazioni potrebbero essere correlate con un’alterazione del microbioma e di conseguenza della disbiosi intestinale. A supporto di questi dati emergono anche studi sul ruolo dell’alimentazione nella patogenesi della malattia e soprattutto nell’educazione del paziente fibromialgico. Il mantenimento di un adeguato PH intestinale è fondamentale per un giusto equilibrio ed una giusta funzione del nostro intestino, e di conseguenza del nostro intero organismo. Ma perché è importante tutto questo? Lo è non solo in termini di una migliore definizione dei meccanismi patogenetici della malattia, ma ancor di più in quanto tali conoscenze possono aprire nuovi scenari terapeutici. Oggi si sta iniziando a parlare di batterioterapia fecale (detta anche trapianto fecale o trapianto di feci) e protocolli sperimentali sono già stati proposti per alcune patologie intestinali (colite pseudomembranose, colite ulcerosa, etc).
Questi protocolli sperimentali potrebbero poi essere estesi ad altre patologie sistemiche in cui il ruolo del microbioma è stato ampiamente dimostrato, come nel caso di altre patologie immunomediate (ad esempio le spondiloartriti) o la Fibromialgia. La batterioterapia fecale potrebbe rappresentare una procedura a basso contenuto tecnologico, facile da eseguire con un potenziale risparmio di costi relativi alla gestione di pazienti complessi. Siamo ancora lontani dal conoscere tutti i tasselli dell’intricata patogenesi della Fibromialgia, ma ogni piccolo passo avanti contribuisce a delineare nuovi possibili scenari e nuove possibili opzioni terapeutiche volte a migliorare la qualità di vita del paziente affetto da Fibromialgia.
Giuliana Guggino
Reumatologa