L’agopuntura rappresenta ormai un indiscusso patrimonio culturale e medico, non più solo del “lontano” oriente ma di tutta la civiltà mondiale.
Questo da un lato grazie alla millenaria storia di una tecnica curativa nata per le strade, ma soprattutto dall’altro per l’evidente continuo e sempre più diffuso utilizzo di tale mezzo terapeutico in tutto il mondo, non più confinato solo alla medicina “dei poveri” ma proposto come trattamento possibile, anche in strutture pubbliche, a disposizione del malato.
Nel tempo l’agopuntura, così come concepita nel mondo cinese antico, ha dovuto subire, particolarmente negli ultimi decenni, una trasformazione, legata al progredire delle conoscenze scientifiche che, lontano dall’accantonare questo prezioso patrimonio tramandato nei secoli, hanno permesso di studiarne e in gran parte spiegarne l’azione e l’efficacia.
Ciò ha consentito di selezionare in modo più o meno ampio anche le patologie o semplicemente i sintomi per i quali vi può essere un’indicazione al trattamento con agopuntura, mettendo in disparte i trattamenti poco credibili o inefficaci o scientificamente infondati.
Con questa nuova visione si approccia da tempo il mondo occidentale ad una tecnica millenaria tutt’altro che al tramonto. Pur essendo ancora presenti medici agopuntori, in Italia e nel mondo, che applicano la cosiddetta agopuntura tradizionale cinese nel modo più svariato, la cultura occidentale non riesce a comprendere e ad interpretare una “filosofia terapeutica” ben lontana da sé, che nel puro empirismo ha comunque avuto la capacità di creare un corpus ancor oggi evidentemente valido, anche se diversamente spiegabile.
A titolo di curiosità, un semplice approfondimento tramite Internet presso uno dei motori di ricerca scientifici più importanti del mondo (National Library of Medicine and the National Institutes of Health) al 30/6/19 ci permette di reperire alla voce “agopuntura” ben 30367 lavori scientifici, di cui 16244 solo negli ultimi 10 anni, dal 2009 a tutt’oggi; di questi in particolare 8253 solo per “agopuntura e dolore” e 192 per “agopuntura e fibromialgia”.
Tra tutti gli autori, proprio studiosi cinesi hanno voluto dare una giustificazione al grande bagaglio ricevuto dalla storia con metodi scientifici, dando un contributo indispensabile per la comprensione dei meccanismi attraverso i quali l’agopuntura agisce, rinunciando ai concetti filosofici ma non rinnegandoli, dimostrando la saggezza necessaria per fare evolvere l’agopuntura da medicina “alternativa” a tecnica complementare utilizzabile accanto al vasto armamentario terapeutico del mondo occidentale.
In particolare l’agopuntura o riflessoterapia agopunturale, termine oggi preferito, può essere considerata in senso lato come un “farmaco” nel trattamento del dolore di varia natura, proprio per le sue caratteristiche di andare ad influire non tanto sulla malattia o sulla disfunzione di per sé, ma sui meccanismi di ricezione, conduzione e percezione del dolore stesso ad opera del sistema nervoso centrale.
La stimolazione di recettori specifici dei tessuti che vengono punti dall’ago, cosiddetta “a secco”, genera risposte trasmissibili al sistema nervoso quanto un qualsiasi altro stimolo. Nel caso della riflessoterapia la puntura di alcune strutture specifiche, come la cute ed i muscoli, permette l’evocazione di stimoli capaci di regolare, modulare e addirittura inibire l’ingresso di segnali dolorosi provenienti dal corpo verso il cervello, che è deputato alla percezione e comprensione del dolore stesso.
Con diversa efficacia e diversa appropriatezza l’agopuntura diventa quindi un valido presidio antalgico, che oggigiorno è largamente proposto nei servizi ambulatoriali di tutte le aziende sanitarie come anche in poliambulatori privati.
L’agopuntura e soprattutto l’elettroagopuntura sono, tra le tecniche complementari, quelle più efficaci per curare il dolore tipico della fibromialgia. Nella visione della medicina occidentale esse sono considerate terapie stimolanti e riflesse, a spiccata azione antalgica; nello specifico innalzano la soglia del dolore, riducono il numero e la dolorabilità dei tender points, possono migliorare la qualità del sonno e indurre il rilassamento. L’elettroagopuntura (agopuntura con stimolazione elettrica) sembra essere ancora più efficace.
Dopo un’iniziale incertezza nei vari contributi apportati alla letteratura internazionale, da vari studiosi, nei quali non sempre il risultato ottenuto nel trattamento della fibromialgia con l’agopuntura era risultato positivo, negli ultimi anni si è affermata la convinzione che tale trattamento sia efficace e consigliabile a persone affette da fibromialgia, anche per la sostanziale sicurezza.
La “benedizione” decisiva per l’indicazione al trattamento agopunturale della fibromialgia è venuta dalle nuove raccomandazioni per la terapia, definite da EULAR (Lega Europea Contro i Reumatismi). Proprio nel 2016 infatti un gruppo di medici specialisti, esperti nel campo della fibromialgia, consegnava alla letteratura scientifica un documento “miliare” per la cura dei malati fibromialgici. Le nuove raccomandazioni EULAR 2016 risultano fermamente costruite sulla medicina basata sull’evidenza.
Alla luce dei nuovi studi il gruppo di esperti ha quindi definito come prima linea nel trattamento di questa sindrome proprio la terapia non-farmacologica.
La vera novità, forse in controtendenza con le abitudini del mondo scientifico occidentale, è rappresentata dall’inserimento di terapie complementari o alternative, forse meno giustificabili secondo i canoni classici della scienza, ma risultate utili nel trattamento dei malati fibromialgici. Così una terapia fisica ben definita come l’agopuntura è diventata uno dei riferimenti terapeutici della terapia non-farmacologica.
L’agopuntura è una tecnica sostanziale, che non richiede strutture e tecnologie sofisticate. Ciò è ben comprensibile considerando come e dove è nata. Si usano dei semplici aghi, di varia lunghezza, molto sottili (più sottili di un ago tradizionale, per es. da iniezione); l’ago non è cavo, ma pieno e non è medicato. Attualmente vengono usati materiali ben tollerati dal punto di vista cutaneo, mentre l’uso di aghi d’oro e di argento non è mai stato dimostrato migliorare l’efficacia della terapia.
In ogni seduta il numero di aghi infissi può variare da una decina ad una ventina, a seconda delle necessità terapeutiche. Sono sconsigliate quantità superiori. L’infissione è molto poco dolorosa, a volte indolore (dipende molto anche dalla manualità dell’operatore), anche se nei fibromialgici con soglia del dolore ridotta il dolore può essere maggiormente percepito. Le sedute durano circa 20-30 minuti e durante la seduta l’ago non deve arrecare dolore, anche se a volte può venire ulteriormente stimolato per migliorare la stimolazione.
L’elettroagopuntura sembra essere ancora più efficace e consiste nel connettere gli aghi ad un elettrostimolatore la cui intensità di erogazione viene aumentata sino a procurare una sensazione di puntura e pizzicore in corrispondenza degli aghi, mai dolore.
Il ciclo di agopuntura non è mai di breve durata, proprio perché si tratta di una terapia ad azione lenta, ma duratura nel tempo. Si ritiene che un ciclo corretto possa prevedere dalle 8 alle 12 sedute generalmente settimanali (a volte bisettimanali) e può essere periodicamente ripetuto, anche una volta all’anno, se risultato efficace.
È importante che chi pratica tale tecnica complementare sia un medico riconosciuto come esperto nel campo, che si sia formato in scuole italiane ormai ben definite le quali generalmente fanno capo alla Federazione Italiana Scuole di Agopuntura. I corsi sono organizzati come vere scuole di specializzazione con durata non inferiore ai tre anni e l’elenco degli agopuntori certificati è facilmente reperibile in rete in un Registro dei medici agopuntori, riconosciuto a livello nazionale (www.agopuntura-fisa.it). Tale tecnica non può essere praticata da fisioterapisti, infermieri o altre figure professionali sanitarie.
Per chi sceglie la terapia con agopuntura è importante assicurarsi che gli aghi utilizzati siano monouso e confezionati in blister visibili al momento dell’apertura; devono essere rifiutati aghi sterilizzati in auto-clave perché nel tempo soggetti ad alterazione strutturale e quindi pericolosi.
In conclusione va quindi considerato in maniera seria e concreta il supporto terapeutico di tale tecnica antica e comunque moderna, dalle caratteristiche peculiari e uniche, i cui principi nel tempo sono stati spesso “copiati” nel perfezionamento di nuove procedure terapeutiche, a conferma della loro validità ed utilità.

Gianniantonio Cassisi

Consigliere AISF ONLUS