Sommario

    • Fibromialgia e giovani adulti: l’età conta?
    • Fibromialgia e neurodivergenza, un legame sottovalutato?
    • Perché il dolore del paziente fibromialgico non recede?
    • Non c’è evidenza di sollievo a lungo termine dagli antidepressivi
    • Fibromialgia: l’importanza dell’embodiment
    • Fibromialgia e disbiosi intestinale
    • Il microbiota intestinale: un boost di energia verso la medaglia d’oro?
    • L’insufficienza mitocondriale nella sindrome fibromialgica
    • L’approccio multidisciplinare nel trattamento della sindrome fibromialgica

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Editoriale

di V. Giorgi e V. Monolo

In questo nuovo numero della rivista Letizia Pontoriero, giovane socia AISF e scienziata, si chiede: l’età conta nella fibromialgia? Ovvero: c’è un effetto dato dall’età sui sintomi e la gravità della sindrome fibromialgica?
La questione è annosa, perché tradizionalmente la Sindrome Fibromialgica (SFM) viene identificata come una malattia “della mezza età”: la maggior parte dei pazienti che si presentano nelle cliniche con questa problematica ha tra i 40 e i 60 anni. Negli ultimi tempi, tuttavia, si è posta sempre più attenzione sui casi giovanili di SFM e sui casi pediatrici. Normalmente, come l’articolo di Letizia sottolinea, negli studi scientifici i casi pediatrici di fibromialgia sono tendenzialmente gravi (problema già affrontato nell’articolo “Fibromialgia giovanile”, anno 9 numero 1 pag. 14), probabilmente perché nei casi più lievi i pediatri non pensano ad una diagnosi di SFM. Dall’esperienza clinica, chi viene diagnosticato in più giovane età ha più possibilità di andare incontro ad una remissione in toto della SFM (con saltuarie acuzie, è vero, ma con un benessere di base che le persone trattate in tarda età non possono purtroppo aspirare ad ottenere); si mette dunque in risalto ancora una volta l’importanza cruciale di una diagnosi precoce, come accade in tutte le altre malattie reumatiche. Nell’articolo, prendendo i dati da articoli scientifici internazionali, si esamina cosa cambia nei sintomi e nelle caratteristiche cerebrali dei pazienti SFM di diverse età.
A tutto ciò si può dire sia correlato il concetto di neurodivergenza, sempre più sotto i riflettori in questi ultimi anni perché riflette una importantissima realtà per molte persone, in particolare i più giovani. Le neurodivergenze più “famose” sono l’ADHD (o disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività) e lo spettro autistico, ma il termine comprende anche condizioni come la discalculia e la disprassia. Questi possono sembrare concetti lontani, ma per chi soffre di fibromialgia sono essenziali: è stata infatti provata una maggiore prevalenza di persone con neurodivergenza tra coloro che soffrono di fibromialgia. Claudia Resta ci espone il problema con una bella intervista a Valentina Pasin, una delle figure più esperte in Italia sul tema della neurodivergenza femminile.

La prof.ssa Gualtierotti e il suo team dell’Università degli Studi di Milano hanno contribuito al numero con un estratto del loro nuovissimo articolo scientifico, in cui è stata studiata la capacità mitocondriale delle persone affette da fibromialgia. I mitocondri sono le centrali di produzione energetica del nostro corpo e sono presenti in ogni nostra cellula. In questo studio i ricercatori hanno verificato come nelle persone affette da SFM vi sia una mancata capacità della cellula di rispondere ad una richiesta energetica più elevata. L’età mediana delle pazienti partecipanti allo studio era circa 50 anni, chissà se un’età inferiore avrebbe mostrato risultati diversi.
Inoltre, in questo numero torniamo ad affrontare l’importanza di
un approccio multidisciplinare per la SFM. Per chi è nuovo è importante sottolinearlo, mentre forse per chi è una socia o un socio di vecchia data sarà un ripasso di nozioni già note. Si tratta del trattamento della SFM sotto diverse prospettive e punti di vista, come spiegato dal team dell’Università La Sapienza di Roma.
La trascrizione dell’intervista di Giusy Fabio di questo numero cerca di svelare come mai il dolore del fibromialgico è continuo e non recede, e cosa possiamo fare in proposito.
In due interessanti articoli, firmati da Eleonora Cresti e Michele Di Stefano, si affronta il tema del
microbiota intestinale, il grande protagonista della diagnosi e trattamento della SFM negli ultimissimi anni per la ricerca. Le alterazioni del microbiota, chiamate disbiosi se patologiche, sembrano essere centrali in molti pazienti fibromialgici; per questo è bene conoscere il problema e capire quali sono le strategie sul tavolo per affrontarlo.

Come di consueto nel numero non possono mancare le nostre rubriche consolidate (Diamo i numeri, FibroFriends, ecc…), i graditissimi contributi dei lettori e tante altre notizie e approfondimenti. Non resta che augurarvi buona lettura!

Se avete idee particolari da condividere o collaborazioni da proporre, scriveteci: [email protected]