Sommario

  • I rilassanti muscolari per il mal di schiena sono in forte ascesa. MA SONO SICURI?
  • Quiz rapido sul pronto soccorso
  • Come lasciare il lavoro mi ha salvato la vita
  • Molte fibromialgiche soffrono anche di endometriosi: come approcciarsi al problema?
  • Uno studio canadese sulle conoscenze e l’applicazione da parte dei medici dei criteri diagnostici per la fibromialgia
  • Quanto costa la cattiva gestione della fibromialgia: facciamo i conti

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Editoriale

Confido che questo numero susciti il vostro interesse così come hanno suscitato il mio alcuni degli articoli scientifici che per voi abbiamo tradotto, adattato o riassunto. Nel 2010, il prof. Wolfe, con un team di colleghi, dimostrò che i medici e gli specialisti negli Stati Uniti d’America facevano scarso uso dei criteri diagnostici per la FM stabiliti nel 1990 dalla Società Americana di Reumatologia (ACR), elaborati dallo stesso team di Wolfe (si tratta dei famosi 18 tender points che anche in Italia la SIR − Società Italiana di Reumatologia aveva ufficialmente adottato). Proposero perciò dei nuovi criteri nel 2010 per porre rimedio a queste mancanze. Nessuno studio aveva però fatto seguito all’introduzione di questa novità per verificare se i medici li stessero davvero seguendo o, nella pratica, accadesse quel che accadeva con i criteri del 1990. Presentiamo qui lo studio canadese del 2018 che ha raccolto dati sulle conoscenze dei medici e l’uso che questi fanno dei criteri diagnostici del 2010, ovviamente in Canada. Sarebbe utile procedere a un’analoga ricerca in Italia, da un lato per suffragare quel che noi malati in gran parte verifichiamo sulla nostra pelle e cioè che siamo spesso meglio infor- mati dei medici di base e degli specialisti e che sono pochi i medici che (per esempio) per diagnosticare la FM prescrivono le due o tre analisi di laboratorio opportune per la diagnosi differenziale. Dall’altro, sarebbe utile tale ricerca per impostare un serio percorso di aggiornamento per i medici in servizio (inclusi gli specialisti) e adeguare i programmi di formazione e specializzazione universitari. La ricerca canadese ha infatti dimostrato che quel che fa la differenza positiva nella pratica non sono gli anni di esperienza ma la formazione ricevuta. Tutto ciò non si riflette forse sulla spesa per la salute che malati e sistema sanitario sostengono? Ovvio che sì. Ecco dunque un altro studio che ha raccolto i risultati delle ricerche condotte globalmente fino al 2015, le cui conclusioni definiscono le spese note e calcolabili per la fibromialgia come “la punta di un iceberg” che nasconde una quantità enorme di denari che la FM costa ai malati e alla società intera, quando non tempestivamente diagnosticata o non diagnosticata affatto o malamente trattata. Non scrivo altro perché vi accorgerete da sole (e da soli) della ricchezza di questo numero della nostra rivista, “nostra” perché di noi che la scriviamo, di voi che la leggete e di tutti noi che, in parte, la finanziamo con le nostre quote sociali e le nostre donazioni. Solo tre ultimi punti. Uno: l’articolo sulle difficoltà nel luogo di lavoro, che è di un’autrice americana, nera americana, non è forse quel che tante di noi raccontano? Due: l’articolo che descrive la situazione in USA sul largo uso che si fa dei miorilassanti si attaglia molto bene anche alla realtà italiana: tante e tanti di noi fanno uso di miorilassanti prescritti come terapia quotidiana, conoscendo ben poco dei loro effetti, benefici e non. Tre: benché l’arte nelle sue diverse forme di pittura, poesia, fotografia, ecc. abbia sempre fatto parte della nostra impostazione editoriale, con questo numero apriamo formalmente la rubrica “Il sollievo nell’arte”, grazie all’amica e poetessa Maria Mancino.