Sommario

  • Ansia: conoscerla per gestirla
  • Cosa rende simili e diverse fibromialgia e sindrome da stanchezza cronica
  • Variate esercizio fisico di tanto in tanto
  • Gli interventi basati sulla mindfulness sono una via efficace per superare la fibrofog?
  • Esplorare il desiderio
  • Una battaglia legale vinta
  • Ginnastica posturale: linfa vitale per la quotidianità

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Editoriale

Dopo giorni di relativo benessere ed energia, mi aveva colpito quella stanchezza che tutti noi conosciamo. Mi trascinavo qui e là, dormivo al computer perché il mio senso del dovere mi diceva che non potevo permettermi il lusso di buttarmi sul letto (ho lo studio accanto alla camera da letto). Eccomi di nuovo sott’acqua, i riflessi rallentati, i movimenti rallentati, l’occhio a palla dentro la maschera subacquea, i rumori attutiti, il trillo del telefono come quello che apre il film C’era una volta in America, quando Robert De Niro è nella fumeria di oppio e il telefono suona e suona e suona.

Il super-io mi parla e dice che DEVO fare attività fisica e, siccome al super-io non so dire di no, indosso scarpette da camminata e ciondolando mi avvio verso il parco. E’ evidente che non sono in grado di affrontare la solita camminata di gran passo che ancora semina non pochi amici. Devo camminare, per essere esatti devo passeggiare. Ingoio il groppone (perché avevo già rinunciato a nuotare e poi a correre e oggi persino a camminare veloce), mi rassegno, prendo il passo che mi posso permettere e ne approfitto per guardarmi meglio intorno.
Il parco vicino casa mia è bellissimo e sono davvero fortunata a vivere a Bologna che ha, tra le città italiane, un ottimo rapporto di verde pubblico per cittadino. Era il parco di una villa totalmente scomparsa durante la seconda guerra mondiale, ma rimangono gli alberi, gli altissimi gelsi, i tigli, i pioppi lungo il canale Navile, i fichi. All’ombra degli alberi c’è frescura, un gruppo di persone pratica silenziosamente tai chi, un giovane uomo è ritto, albero tra gli altri, in posizione yoga. Il verde, i verdi delle piante e delle erbe mi riempiono gli occhi e piano piano mi si allarga un sorriso dentro che sale fino alla bocca. Lo accolgo e sorrido davvero, tanto che la signora che mi passa accanto mi lancia un “buona sera”, ricambiando. Sto così bene, dopo venti minuti di movimento lento, che mi ricordo di essere lì per camminare e tento di accelerare il passo. Ci riesco. Non è quello velocissimo che mi invidiano gli amici ma è più veloce di quando uscii di casa venti minuti fa. Mi fermo, due esercizi per stiracchiare la schiena e le gambe e poi a casa. Ore 19,00: riaccendo il computer e ricomincio a lavorare. Il sorriso regge ancora.
E’ vero, non tutti i giorni finiscono così ma una cosa posso dirvela: non sarei uscita di casa se il super-io non mi avesse ricordato che in questa rivista non è mancato mai, né mai mancherà, un articolo che ci sproni e ci aiuti ad affrontare quel tanto o quel poco di attività fisica che siamo in grado di fare: tutte e tutti. Ecco perché anche in questo numero ci sono articoli di questo tenore. Troverete tanti altri articoli interessanti ma non ho spazio qui per evidenziare i motivi per averli scelti o scritti.
Voglio però salutare il dott. Alberto Chiesa e i suoi eruditi articoli sulla mindfulness. Diamo nel frattempo il benvenuto alla dottoressa Roberta Rubboli che ci aiuterà a districarci nel complicato mondo dell’ansia, della depressione e delle affezioni della mente che tanto potere hanno sul nostro corpo. Sono certa che apprezzerete la chiarezza e la limpidezza della sua prosa.