Sommario
- La cannabis per la sindrome fibromialgica
- Terapia con la ketamina: il primo impianto in studio per la fibromialgia
- Fibromialgia giovanile
- Perché le donne soffrono di patologie dolorose in misura superiore agli uomini?
- Il microbiota intestinale: un vero e proprio organo con tante funzioni utili
- Esami strumentali e biochimici per la sindrome fibromialgica
- La Terapia Forestale: qualità terapeutiche dei boschi
- Perché sono entrata in questa stanza?
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Editoriale
di V. Giorgi e V. Monolo
Un tema cruciale e spesso dibattuto nei contesti terapeutici, in particolare per le patologie che non rispondono alle terapie convenzionali, è la distinzione tra “droga” e “farmaco”. Questa differenza ha implicazioni profonde sia dal punto di vista medico che legale.
Una “droga” è generalmente percepita come una sostanza che altera il funzionamento normale del corpo o della mente, spesso con potenziale di abuso e dipendenza. D’altra parte, un “farmaco” è una sostanza utilizzata con l’obiettivo di prevenire, diagnosticare, trattare o alleviare una malattia o un sintomo, sotto controllo medico e con benefici terapeutici documentati. Tuttavia, appare chiaro come un farmaco non sarebbe tale se non “alterasse” il funzionamento di corpo e mente, ed è noto che alcuni farmaci hanno un potenziale di abuso estremamente alto (si pensi ai derivati della morfina e alle benzodiazepine o ansiolitici).
In questo numero di Fibromialgia La Rivista Italiana due articoli esplorano l’uso di sostanze storicamente etichettate come “droghe”, ma che recenti ricerche hanno dimostrato possedere significativi benefici terapeutici quando utilizzate coscientemente e correttamente: la cannabis e la ketamina. L’utilizzo della cannabis per il trattamento della sindrome fibromialgica, discusso ampiamente nell’articolo a firma Valeria Giorgi, è un argomento di crescente interesse sia tra i pazienti che nella comunità medica. Ci sono diverse evidenze scientifiche a suo favore, in particolare per alleviare il dolore cronico, migliorare l’ansia e la qualità del sonno, tutti effetti interessanti per le persone che soffrono di fibromialgia. L’articolo esamina le evidenze scientifiche attuali, i meccanismi d’azione e le considerazioni pratiche e legali correlate all’uso terapeutico della cannabis. La ketamina, conosciuta come anestetico ma soprattutto per i suoi usi ricreativi, si sta riscoprendo come potente antidolorifico, di cui possono beneficiare anche i pazienti fibromialgici. Il suo utilizzo viene illustrato da Marina Pirazzi, in particolare nel contesto dell’infusione continua.
Questi due articoli ci fanno capire che la distinzione tra droga e farmaco è ormai sempre più labile (del resto farmaco in inglese si dice drug), essendoci alla base un forte sostrato culturale. E’ sempre più importante pertanto comprendere il valore scientifico di queste sostanze nel trattamento di condizioni complesse come la fibromialgia, in modo da superare taluni pregiudizi che possono ostacolare l’adozione di trattamenti efficaci.
Argomenti di stretta attualità riempiono le successive pagine della Rivista. Nell’intervista di Giusy Fabio dalla rubrica “Io sto con te e tu?” si parla di fibromialgia giovanile, portando l’esperienza di un noto centro multidisciplinare pediatrico. Farinaz Niroumandzadeh presenta la traduzione di un articolo scientifico sulle patologie dolorose e la loro maggiore prevalenza nelle donne. La ricerca indaga le differenze di genere nella percezione del dolore, nei meccanismi biologici sottostanti e nelle risposte al trattamento, cercando di capire le ragioni per cui le donne sono più frequentemente colpite da condizioni dolorose, inclusa la FM. Michele Di Stefano tratta l’importanza del microbiota intestinale nella fibromialgia, un campo di ricerca emergente che sta rivoluzionando la comprensione di molte malattie a causa del suo ruolo centrale nella regolazione del sistema immunitario e nella modulazione del dolore. Infine, Raffaele M. Maffei fornisce un’analisi dello stato dell’arte degli esami strumentali e biochimici per la diagnosi di fibromialgia. Nonostante la mancanza di un test diagnostico specifico, i progressi nelle tecniche di imaging e nelle analisi biochimiche stanno aprendo nuove possibilità per la diagnosi e la gestione della malattia.
Come di consueto nel numero non possono mancare le nostre rubriche consolidate (Diamo i numeri, FibroFriends, ecc…), i graditissimi contributi dei lettori e tante altre notizie e approfondimenti. Non resta che augurarvi buona lettura!