Sommario

  • Antropologia delle emozioni e del dolore
  • Come alleviare il senso di colpa della “mamma con la fibromialgia”
  • A volte le altre persone conoscono il tuo dolore meglio di te
  • Il sistema di percezione del dolore nella fibromialgia
  • Utilizzo della terapia infiltrativa con anestetico locale
  • La stanchezza fisica nella fibromialgia
  • FibroNUTRI

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Editoriale

Di V. Giorgi e V. Monolo

La Redazione ha voluto incentrare questo numero di Fibromialgia La Rivista Italiana sul tema dell’esperienza soggettiva del dolore. Nonostante sia un argomento tradizionalmente “poco scientifico”, spesso travisato e mal interpretato, si trova sempre più al centro del dibattito sociale e scientifico sul dolore, anche grazie alla crescente fortuna del modello bio-psico-sociale per l’interpretazione del processo della malattia. Il concetto di esperienza del dolore é, infatti, ciò che permette la comunicazione fra le diverse discipline che si occupano di dolore (medicina e patologia, psicologia e sociologia, solo per citare le principali), poiché in esso si combinano l’essenza animale più ancestrale e l’espressione culturale più diversificata e contemporanea; il rapporto inestricabile mente-corpo e, dunque, ciò che rende l’umano intrinsecamente umano.

Trattando questi profondi concetti, l’articolo di Chiara Carraro introduce una disciplina che si occupa del dolore nella sua esperienza soggettiva: l’antropologia. Lungi dall’essere confinata allo studio di tribù e società “primitive” o lontane, l’antropologia si fa sempre più presente ed attiva nella nostra società, come mezzo di studio ed interpretazione non solo dell’umanità nella sua interezza, ma anche delle sue sfaccettature culturali più diversificate, rendendosi realmente “anello di congiunzione” tra le diverse discipline che studiano l’uomo. Citando l’Autrice: “Probabilmente la dimensione più interessante ed essenziale relativa all’esperienza del dolore è proprio la relazione che intercorre tra le componenti neurobiologiche e psicologiche assieme al legame che mantiene non solo con il corpo, ma anche con il contesto socioculturale in cui viene espresso, compreso, rappresentato e curato”.
Fondamentale è anche il concetto di umanizzazione del dolore. Spesso, infatti, in clinica l’esperienza del dolore viene travisata, riducendola ad una mera e impersonale scala numerica di valutazione. In questo senso, anche se in modo più prosaico, vediamo come sia possibile “riabilitare” il ruolo della “madre con la Fibromialgia”. Nell’articolo scritto da Lynne Said, uscito su UK Fibromyalgia e tradotto dalla bravissima Marina Pirazzi, il dolore esperito dalla donna che ha dei figli viene umanizzato, ovvero viene smantellato il concetto impossibile della “super-madre”, ricordando alle lettrici della profonda umanità della loro condizione, anche attraverso consigli pratici. Emanuela Spada, invece, ci ha fornito la traduzione di un interessante articolo (scritto da Kenneth Boyd e uscito sulla rivista americana di psicologia Psyche) che affronta il tema della legittimazione totale dell’esperienza dolorosa; un articolo senz’altro provocatorio, ma che vuole porre l’accento proprio sul rapporto fondamentale tra la persona e il suo ambiente. L’esperienza del dolore è infatti un avvenimento soggettivo che non può esistere in modo isolato nella persona che soffre, ma è inestricabilmente legato alle persone intorno ad essa.

Insieme a tali discorsi antropologici e sociologici, vi è comunque la componente biologica: Diego Fornasari ci spiega come funziona, dal punto di vista anatomico-funzionale, la “via del dolore”, quella parte del sistema nervoso che facilita o inibisce la nostra soggettiva percezione del dolore. La parte biologica, dunque, è sempre connessa alla parte soggettiva e psicologica: questo ci fa capire come il dolore non esista se non è esperito dalla persona, e dunque non può esistere una differenza tra dolore “reale” e “immaginato”.
Ovviamente, a completamento del numero, non possono mancare le nostre rubriche (FibroFriends, Il Cruciverba di Sal, ecc…) e tante altre notizie e approfondimenti. Non resta che augurarvi buona lettura!

Se avete idee particolari da condividere o collaborazioni da proporre, scriveteci: [email protected]